“Haiti: il terremoto senza fine”: Il nuovo libro di Roberto Codazzi

Dopo 10 anni dal terremoto che sconvolse lo Stato caraibico il cooperante cernuschese fa il punto della situazione. Gestione degli aiuti, problemi storici e prospettive per il futuro

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Port-Au-Prince, capitale di Haiti, 12 gennaio 2010. Un terremoto sconvolge lo stato caraibico. Una tragedia che accende i riflettori sul Paese. Una gara di solidarietà internazionale di vip e potenze internazionali. Ma qual’è la situazione dopo 10 anni? Chi ha aiutato e con quali interessi?

A rispondere è Roberto Codazzi, cernuschese, educatore e cooperante in Repubblica Dominicana, che ha pubblicato da poco il libro “Haiti: il terremoto senza fine” edito da People (qui eBook) con il quale ha cercato di ripercorrere  la storia del Paese di questi 10 anni. Nel libro, con l’aiuto di altri studiosi haitiani, colombiani, cileni e italiani, viene raccontato cosa ha funzionato e cosa no e anche l’esperienza degli haitiani che hanno abbandonato Haiti per cercare di ricostruirsi una vita in altri Paesi, trovandosi ad affrontare situazioni esterne di razzismo.

I proventi del libro saranno destinati a progetti di sviluppo di Haiti.

Come nasce l’idea del libro?

«Quella di scrivere questo libro era un’ idea che avevo in mente da un pò di tempo. Tutto nasce dal fatto che Haiti è sparito completamente dai radar dell’informazione. Noi proviamo a raccontare che cosa è successo».

Come si è mossa la cooperazione internazionale dopo il terremoto?

«I caschi blu ad Haiti sono presenti dal 2004, ma con il terremoto sono aumentati. Oltre agli aiuti hanno portato il colera e sono stati coinvolti in tutta una serie di scandali sessuali. Diversi Stati stranieri sono intervenuti subito dopo il terremoto per aiutare Haiti che al momento ha come prima fonte di ingresso gli aiuti internazionali. Molte potenze estere hanno però utilizzato gli aiuti allo stato Caraibico per posizionarsi geopoliticamente. Diversi sono stati anche i vip che hanno fatto ingenti donazioni ad Haiti, ma anche qui non sono mancati gli interessi o i problemi. Basti pensare alla fondazione Clinton, intervenuta fortemente sulle elezioni o la fondazione di Wyclif Jean, ex cantante dei Fugees, costretta a chiudere per gli scandali dopo 2 anni».

E la cooperazione italiana?

«Tante organizzazioni hanno fatto progetti interessanti ad Haiti ma purtroppo ci sono stati anche casi di sprechi enormi come, per esempio, l’invio da parte del governo della portaerei Cavour. Mascherando l’intervento da aiuto umanitario ha in realtà approfittato per promuovere l’industria bellica italiana, tant’è che prima di arrivare nei Caraibi la nave italiana fece anche sosta in Brasile. Un secondo esempio triste è come le principali ong italiana persero in Borsa 2 milioni di euro raccolti con la campagna SMS solidali».

Il presente e il futuro di Haiti

«Oggi ad Haiti c’è una situazione difficile, con grosse manifestazioni di piazza e proteste. Haiti è una situazione di instabilità politica permanente ed è stata sempre esclusa dalle decisioni su se stessa. Il futuro è complicato soprattutto se gli altri Stati continuano a vedere il Paese come una pedina geostrategica. Molti haitiani sono andati all’estero, con il terremoto ancora di più. Questa diaspora, però, non riesce ad organizzarsi per sostenere Haiti».