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“Sono amareggiata ma serena”, ha dichiarato l’ex Dirigente del Comune di Segrate Paola Malcangio, dopo aver appreso la sentenza della Corte dei Conti che condanna l’ex sindaco di Segrate Adriano Alessandrini e l’ex Dirigente Paola Malcangio, a restituire all’erario circa 34 mila euro.
“Oltre ad aver visto riconosciuta la non intenzionalità del mio comportamento – ci tiene a sottolineare Paola Malcangio– confermo che, nessuna spesa è mai stata effettuata per procurare arricchimento personale di alcun soggetto “.
IL FATTO
Sono alcune spese non consuete, riferite al periodo 2010-2015, e sostenute con la carta di credito, al centro dell’ accusa del procuratore Salvatore Pilato al quale la magistratura contabile ha dato ragione.
Il danno erariale che Alessandrini ha prodotto, confermato dalla sentenza del processo contabile, è di 34.403 euro e si riferisce principalmente alle spese di pranzi e cene, trasporto per persone diverse, fino alla tassa annuale di iscrizione all’Ordine dei giornalisti (100 euro annui), effettuati con la carta di credito del Comune, e non con regolare procedure amministrativa, liquidate dalla ragioneria e “in molti casi -scrivono i magistrati- prive di ogni valida documentazione contabile o giustificativo“.
A destare particolarmente scalpore, le spese che Alessandrini avrebbe sostenuto per il vitto e l’alloggio dei relatori di un meeting internazionale (in più edizioni) dedicato a Ufo e alieni per con circa 1.450 euro. Ma ci sono anche le fatture di alcuni pranzi con “rappresentanti dell’Arma dei carabinieri per analisi sicurezza sul territorio comunale” o con “esponenti dell’Aeronautica militare per pianificare il concerto di Natale”. Insieme all’ex sindaco la condanna è arrivata anche per Paola Malcangio, oggi consigliere comunale di minoranza a Cernusco sul Naviglio e a quel tempo Dirigente Comunale, colpevole secondo la Corte dei Conti, di aver approvato le richieste di rimborsi del Sindaco.
DUE PESI UNA MISURA: LA REAZIONE DELL’EX FUNZIONARIO PAOLA MALCANGIO
Proprio non ci sta Paola Malcangio, che raggiunta telefonicamente dalla redazione di fuoridalcomune.it ha spiegato la sua versione dei fatti.
“Una procedura quella della liquidazione delle spese di rappresentanza sostenute con la carta di credito comunale-afferma Paola Malcangio– che nel Comune di Segrate era consolidata e, seppur secondo la Corte non fosse corretta, era in uso da anni e utilizzata da tutti i dirigenti che hanno gestito la Segreteria del Sindaco“.
“In Comune a Segrate, -aggiunge l’ex funzionario- la carta di credito veniva utilizzata, sempre previa autorizzazione della Ragioneria, anche per sostenere spese minime ma urgenti per le quali non ci sarebbero stati i tempi per adottare impegni di spesa tradizionali. La Corte non ha ritenuto tuttavia corretto questo utilizzo che però era finalizzato non solo a ridurre i tempi degli impegni ma soprattutto a far risparmiare l’ente su spese (come i viaggi) che se impegnate con determina avrebbero potuto essere più pesanti per le casse comunali”.
Per questi motivi e per onorare il mio ruolo di servitrice dello Stato, con i miei legali e con i legali dell’assicurazione professionale che tutela il mio operato, sto valutando i presupposti per continuare la difesa della mia posizione, che continuo a ritenere corretta, in sede di appello”.




