CONCORSO SCRITTURA LIBERI DI SCRIVERE
ULTIMI GIORNI PER PARTECIPARE. ECCO DEGLI SPUNTI DAVVERO SPECIALI

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Il 30 settembre scade il termine ultimo per consegnare i propri racconti sul cibo e partecipare così al concorso nazionale di scrittura Liberi di Scrivere, organizzato dalla Biblioteca di Carugate. Anche quest’anno si contano già oltre 60 racconti pervenuti da ogni angolo dello stivale, e l’autorevole giuria presieduta dal celebre critico gastronomico del Corriere Della Sera, Valerio Visintin, palato fine per il cibo e le lettere, avrà molto da fare a quanto pare.

Per darvi un ultimo spunto e far scattare una scintilla agli indecisi, ecco cosa scriverebbero alcuni degli Assessori alla Cultura dei comuni inseriti nel Sistema Bibliotecario Nord Est, del quale fa parte appunto anche Carugate. Li trovate qui di seguito e vi assicuriamo che sono una miniera di “imbeccate” per chi ancora aspettasse l’ispirazione finale, e una risorsa di consigli su qualche lettura o film per stimolare ancora di più la vostra penna.

SISTEMA BIBLIOTECARIO NORD-EST
La Presidentessa Osvalda Zanaboni
Partiamo con la voce della Presidentessa del Sistema 
Bibliotecario, nonché Assessore con delega alla Biblioteca del Comune di Vimodrone. 
“Se dovessi raccontare una storia legata al cibo scriverei un racconto spensierato, romantico ed un po’ goloso; legherei il cibo al piacere ed anche all’arte ed alla passione del cucinare. Ci sono diversi film a riguardo, e penso subito a “La fabbrica di cioccolato” che trovo meraviglioso sia nella vecchia versione che nella nuova, e poi Ratatouille  e Julie & Julia, tutte pellicole che ricordo subito perché oltre ad esaltare la passione e l’amore per il cibo, raccontano storie di vita fantastiche e romantiche”.

BRUGHERIO
Assessora alla Cultura Laura Valli
“Se partecipassi al concorso, il mio sarebbe un racconto che si dipana intorno a un pranzo da preparare, al rumore delle stoviglie che tintinnano, dei coltelli che affettano, dei cucchiai che mescolano, delle mani che impastano, delle padelle che sfrigolano, delle bocche che assaporano. Scriverei dei profumi, dei colori, dei sapori, degli aromi, dei saperi antichi che si sprigionano dall’incontro dei diversi ingredienti generando ricordi, emozioni, nuove storie ed esperienze di intimità e complicità. Probabilmente sarebbe un racconto d’amore (tra persone o tra culture, non fa differenza) perché cucinare è una delle più belle espressioni dell’amore e dell’incontro tra diversità. Mi vengono in mente libri o film come Il pranzo di Babette, Chocolat, Afrodita, Il conto delle minne, Cous Cous, Amore cucina e curry.”

CARUGATE
Assessore alla Cultura Michele Bocale
Il “padrone di casa”, l’Assessore Michele Bocale, ci aveva già parlato del cibo e della scrittura (qui) quindi per questa volta ribadisce solo la funzione del “cibo come elemento caratteristico della convivialità e della personalità, che si presta quindi ad un racconto dove attraverso ciò che mangiano i protagonisti, se ne ricava anche una sorta di tratteggio del carattere: dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei insomma”. 

CASSINA DE’ PECCHI
Assessora alla Cultura Laura Vecchi
“Il cibo è un tema così ricco che mi è forse più semplice pensare ad una raccolta di racconti, così da poter declinare i tanti spunti senza far torto a nessuno. Credo che partirei prima di tutto dai sapori e gli odori dell’infanzia, della terra che è la mia radice più profonda, Novi Ligure, tra Liguria e Piemonte, gli agnolotti di brasato della nonna materna, una giornata intera di lavoro, una produzione pantagruelica così da regalarne a tutta la corte. Gli odori, la maggiorana soprattutto nei vasi della terrazza tra i tetti, gli occhi di bimba attratti dal lavoro delle mani sapienti, dalle tovaglie immacolate che coprivano oltre al tavolo anche il divano fiorato le sedie, affinché ogni superficie facesse spazio a quella distesa di quadrati imbottiti. Il godimento di rubarne qui e là uno crudo, delizioso più per il lieve pericolo dell’ira della nonna e la complicità del nonno, che per il sapore… E il secondo racconto del libro credo proprio lo dedicherei al cibo come frutto della terra e del duro lavoro di mani callose. Un libro di grande ispirazione, non certo in odore di EXPO perché frutto del lavoro di vent’anni, è Pane nostro di Predrag Matvejevic, che attraverso la storia del pane abbraccia l’intera storia dell’umanità”.

Riportiamo la prefazione a questo libro scritta da Erri De Luca, che l’Assessora Vecchi ci ha consigliato:
“… non è strano per me che nell’ebraico antico pane e guerra hanno la stessa radice (…). A negare il pane si procura guerra. (…) Chi affama costringe alle armi. Aria acqua fuoco terra: gli elementi primari della fabbrica, secondo i greci antichi, concorrono alla formula del pane. La terra accoglie il seme e le radici del grano, l’acqua nutre la pianta in primavera, l’aria calda la matura in spiga e il fuoco nel forno ne trasforma la farina. Il pane, oltre che opera delle maestranze dell’umanità, è impasto di grandiose forze di natura, ognuna catastrofica di suo, per potenza distruttiva. Allora il pane è il loro messaggio di pace, la riuscita alleanza tra energie di natura e braccia umane. Il suo profumo di pagnotta calda, pure in mezzo a una guerra, impone una tregua alle armi.”

 

CERNUSCO
Assessora alla Cultura Rita Zecchini
“Il mio racconto potrebbe essere quello di un viaggio nella memoria e nello spazio, alimentato da esperienze e relazioni in cui il cibo rappresenta un importante elemento evocativo che lega, talvolta in modo indissolubile, il cibo stesso ad esperienze ed emozioni che lasciano un segno indelebile nella vita delle persone… Come il sapore e il profumo di una Madeleine riporta alla memoria di Marcel Proust la sua infanzia. Un viaggio nella memoria ma anche nel mondo in cui l’incontro con culture differenti passa anche attraverso i profumi, i colori, i sapori e le forme del cibo. Infine mi farei anche ispirare dalla forza comunicativa e simbolica del cibo nei romanzi di Joanne Harris come “Chocolat”, “Vino, patate e mele rosse”, “Cinque quarti d’arancia” e “Il giardino delle pesche e delle rose”

COLOGNO
Assessora alla Cultura Dania Perego
“Pensando di dover scrivere un racconto, la mente è volata subito alle storie per bambini che uso a scuola per lavoro, storie come quella del “Bruco Mai Sazio”. Le storie diventano occasioni per affrontare diverse tematiche, certamente l’importanza della corretta alimentazione, del mangiar bene, ma parlare di cibo nelle storie aiuta ad introdurre ai bambini anche al conoscenza dei giorni della settimana, i numeri, la scoperta del mondo degli animali, per non dimenticare poi tutti i lavori di carattere manipolativo, rappresentativo e di drammatizzazione che si possono fare partendo da un racconto sul cibo e dal cibo tesso. Nella scuola dell’infanzia si può spaziare davvero tanto partendo da una storia, da un racconto che parla “apparentemente” solo di cibo e che in realtà si pesa a mille intuizioni”

VIMODRONE
Assessore alla Cultura del Comune di Vimodrone
“Se dovessi scrivere un racconto sul cibo, mi piacerebbe che fosse nella forma del saggio, con cui approfondire un percorso tra l’uso del vino, come stile di vita e di alimentazione, attraverso le immagini della storia del cinema. La società che cambia e contemporaneamente cambia il rapporto con questa bevanda, presente nel nostro paese sin dall’antichità, un’eccellenza. Come diceva Otar Ioseliani nel suo film “Lunedì mattina”: “Al mio paese il vino è una questione solo gastronomica, di gusto; qui in Italia, invece è una questione spirituale”. A proposito c’è un saggio molto bello di Attorre “Chateaux Lumieres, brindisi ed ebbrezza al cinema”. “