CERNUSCO
15 ANNI DI AVO IN CITTA’, 40 IN ITALIA. ECCO LA STORIA DEL “BICCHIERE D’ACQUA”

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Estate 1957, ospedale di Sesto san Giovanni: il primario Erminio Longhini si avvicinò al letto di una donna che si lamentava per chiedere qualcosa di tanto semplice quanto indispensabile: un bicchiere d’acqua appunto. Da quella necessità, perché nessuno gliela portava, nascondendosi dietro a “non tocca a me”, partì la riflessione su come operare nella struttura sanitaria per portare ai malati una solidarietà nuova. Negli anni a seguire, nacque l’AVO.

A Cernusco, la sezione locale dell’ Avo – associazione volontari ospedalieri, compie 15 anni, a differenza di quella nazionale che di candeline ne spegne 40 . Una sorella minore, che festeggerà la ricorrenza il 24 ottobre in Piazza Unità D’Italia il prossimo sabato, e che ha lo stesso impegno e attenzione nei confronti del malato nel portargli un poco di calore umano in ospedale

Mara Carletti, presidente da quando ha sostituito Franchino Antonella, al vertice dell’associazione per molti anni, ci dice che l’associazione può contare oggi su circa 100 volontari, nella maggior parte donne, impegnate per lo più nei reparti di chirurgia, cardiologia, medicina e ortopedia dell’ospedale di Cernusco, con turni di due ore circa ciascuno dalle 11.30 alle 13.30 e dalle 17.30 alle 19.00; un orario concordato ovviamente con la direzione sanitaria e che coincide con la somministrazione dei pasti.

Ma non siamo quelli che aiutano a dar da mangiare ai pazienti -ci dice Carletti- o meglio non solo, puntiamo molto e soprattutto a quello che secondo noi è uno degli aspetti fondamentali per il degente: stargli accanto”. Non a caso definisce il volontario Avo come l’amico degli ammalati ospedalizzati, che in tante occasioni ha tenuto e tiene loro la mano, metaforicamente e non, per farli sentire meno soli e sapendoli ascoltare, dote rara di questi tempi. “Frequentiamo annualmente dei corsi di formazione di 8 incontri -continua Mara Carletti- per acquisire professionalità coniugata a umanità, per essere in empatia con il paziente, cosa che fa la differenza: lo stesso malato non sempre ci accoglie con le stesse modalità, molte sono le variabili” .

Da alcuni anni nel nosocomio cernuschese esiste anche il servizio di accoglienza, 4 ore al mattino: “E’ per tutti quelli che varcano la porta: spesso quando si entra in un ospedale si è un po’ disorientati e noi siamo lì per dare una mano, per risolvere problemi molto pratici e contingenti” ci dice la presidente. Ma la preferenza del volontario va soprattutto verso l’intervento nei reparti. Su 100 volontari solo 15/16 fanno l’accoglienza. E questa la dice lunga sulla mission AVO: dare calore umano, dialogo, aiuto morale e materiale per lottare contro la sofferenza, la solitudine e la noia, facendosi carico dei piccoli ma importanti bisogni, di persone in difficoltà.

FRANCA ANDREONI