RAGAZZI FUORI DAL COMUNE
ROBERTO CODAZZI, 34 ANNI, DA CERNUSCO ALLA REPUBBLICA DOMINICANA, CON AL CENTRO LO SVILUPPO SOCIALE

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Non è una scelta semplice quella di dedicare la propria vita agli altri. Ma in qualcuno questa passione è più forte di ogni altra, tanto da renderla il proprio lavoro. Così è capitato a Roberto Codazzi, 34enne cernuschese che abita in Repubblica Dominicana, lo stato che condivide con Haiti l’isola caraibica di Hispaniola, nelle Grandi Antille.

Roberto è arrivato lì per la prima volta a 22 anni, quando ha scelto di realizzare il tirocinio del corso universitario di Scienze dell’Educazione in una baraccopoli di Haina, una città industriale vicino a Santo Domingo. “Vivevo in una una casa nel mezzo di una delle zone più degradateracconta– Non avevamo il frigorifero, e l’acqua e la luce erano molto molto scarse. La situazione intorno a me era anche peggiore, ma le persone che vivevano in quelle case di cartone e lamiera hanno saputo accogliermi e aiutarmi nelle miei difficoltà quotidiane. Seppur nessuno di loro avesse un lavoro fisso e non sapesse se la sera avrebbe guadagnato abbastanza per comprarsi un pugno di riso e fagioli, erano sempre pronti ad accompagnarmi, a risolvere i miei problemi, visto che da giovane europeo non riuscivo a districarmi in quello che per loro era normale quotidianità”.

Le differenze d’abitutdine e culturali sono molte. “Non si trattava di riuscire o meno ad adattarsi ad uno stile di vita differente, quanto di accettare di essere in un luogo diverso e provare a svuotarsi delle proprie abitudini, convinzioni e pregiudizi per riuscire a vivere il nuovo posto e non solo soggiornarvi. Non è facile, soprattutto perché i problemi maggiori non sono materiali, ma nascono dalle differenze culturali e dei modelli di azione. Accettare di non avere uno stile migliore, ma diverso, e che è il proprio modo di agire che deve cambiare per armonizzarsi con l’intorno e non il contrario, è la sfida più grande”.

Da allora il legame con la Repubblica Dominicana è diventato sempre più solido. “Ho iniziato a tornare regolarmente sull’isola accompagnando gruppi di giovani italiani che avevano voglia di spendere le loro vacanze in un modo poco convenzionale, conoscendo in profondità la realtà caraibica al di fuori dei villaggi turistici” racconta.

Il 2006 lo trascorre a Santiago, nel nord del Paese, lavorando con una ONG locale nell’ambito dell’educazione, e dello sviluppo di una microimpresa artigianale. Lo stesso anno sposa Gladis, anche lei psicologa e attiva in organizzazioni locali. Con lei torna in Italia, dove contribuisce a fondare ColorEsperanza, associazione di promozione sociale che porta avanti progetti di sviluppo in Repubblica Dominicana e Haiti.

Nel 2009 Gladis accompagna Roberto a conoscere alcune organizzazioni della provincia Hermanas Mirabal. “Qui mi si è aperto un mondo– racconta- Quello che ho trovato è stato molto significativo per me perchè era un modello di sviluppo completamente nuovo rispetto alla mia esperienza precedente. La rete di organizzazioni sociali della provincia, infatti, non era spinta da organizzazioni internazionali ma, unendo una struttura pubblica e privata, legava le responsabilità dello stato dominicano ai suoi cittadini con una giusta presa di coscienza locale. Questa esperienza abbastanza unica nel paese mi ha interessato sempre più e con ColorEsperanza abbiamo avviato diverse collaborazioni basate sullo scambio di competenze”.

La svolta arriva nel gennaio 2014, quando il direttore dell’ Oficina Técnica Provincial, l’organo che ha sostenuto la crescita di questa rete di organizzazioni che spaziano dall’educazione, alla giustizia, all’inclusione sociale sino alla tutela dell’ambiente, ha offerto a Roberto di collaborare con lui. Così ha preso la decisione di abitare in Repubblica Dominicana a partire da luglio. “In questi primi dieci mesi ho lavorato nell’Oficina assumendo piano piano responsabilità su diversi progetti attivi quali la conservazione di una Riserva Scientifica e il lavoro con la popolazione che vive nelle vicinanze per fornire loro un modello di sviluppo sostenibile attraverso la coltivazione del cacao, il sostegno al Centro di attenzione alla diversità che lavora con minori con necessità educative speciali, lo sviluppo di progetti di promozione culturale e molte altre aree. Come principale responsabilità mi è stata affida la redazione del Piano Strategico Provinciale per i prossimi vent’anni e per questo ho iniziato a collaborare con l’agenzia per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP)”.

L’ultimo passo importante è stato quello di pochi giorni fa, quando il Direttore ha deciso di lasciare il Paese e il Consiglio Direttivo, chiedendo a Roberto di assumere il suo ruolo. “Cosa vorrà dire di preciso non mi è ancora chiarissimo visto che l’Oficina sostiene progetti in moltissime aree, si va dal primo Liceo Scientifico del paese al Centro Culturale, alla costruzione di una struttura per la Salute Mentale e le dipendenze, alla gestione di parchi e aree verdi al coordinamento con enti e volontari internazionali. Sarà una bellissima sfida che mi permetterà di ampliare di molto le mie conoscenze e di incontrare le persone che, dal basso, stanno cambiando in meglio questo territorio”.

La vita ha proposto sinora molto emozioni e nuove sfide a Roberto, che a questo punto, nel suo futuro si vede ancora in Italia? “Il percorso di vita e di lavoro probabilmente mi riporterà in Italia dove sono ancora molto legato alla mia città e alle relazioni familiari e di amicizia. Tornerò sicuramente diverso e, spero, con più esperienza utile anche a migliorare la realtà cernuschese e non solo”.