Il sogno di Maddalena

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Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita. (William Shakespeare)

 

Quante volte Maddalena, chiusa nella sua camera, ci aveva pensato…

Era bello sognare ad occhi aperti, immaginare di vivere in uno spazio e in un tempo dove fosse normale essere se stessa … Lei che di normale, secondo i benpensanti, non aveva proprio nulla…

 

Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. (Johann Wolfang von Goethe)

 

Il nome Maddalena le era sempre piaciuto.  Maddalena aveva avuto l’audacia di realizzare il suo sogno: incontrare Gesù. E si era presentata a Lui così com’era: una prostituta. Non aveva temuto il giudizio della folla che l’aveva già condannata, e tantomeno quello del Maestro che anzi, con la frase “Vai e non peccare più”, l’aveva esortata a una nuova vita.

E proprio una nuova vita, una vita che le somigliasse, era il suo sogno…

Il sogno della Maddalena di duemila anni dopo!

 

Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre. (L’attimo fuggente)

 

Un sogno irrealizzabile però… in quegli anni, poi!  E  tantomeno per una persona la cui vita era già stata scritta fin dal giorno in cui era venuta al mondo. Perché nascere in certe famiglie, in certi ambienti, in certe epoche, è una condanna: tutto è già stabilito, di padre in figlio… di figlio in nipote…

 

Mai ti è dato un sogno senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo. (Richard Bach)

 

Eppure Maddalena ce l’aveva fatta: aveva realizzato il sogno della sua vita!

Per una vita nuova, finalmente sua, come l’aveva sempre immaginata senza avere il coraggio di credere che un giorno sarebbe diventata la sua personale realtà.

E a realizzare quel sogno l’aveva aiutata proprio una persona “del suo ambiente”, il notaio Ugo Levi, un uomo di grande intelligenza e rara sensibilità, un uomo che aveva capito e non aveva giudicato.

Del resto, si possono giudicare i sogni?

Non era stato facile, certo!  E il sogno aveva dovuto restare protetto dietro un segreto pesante che solo lei e il notaio conoscevano. Ma Ugo Levi le aveva suggerito di non preoccuparsi: bisognava vivere tutto con un po’ di leggerezza… che tanto la gente “per bene” nient’altro chiedeva se non di essere palesemente presa in giro… Oh, quante situazioni di quel genere aveva visto nel suo studio notarile: padri di famiglia insospettabili, prelati, stimati professionisti…  Quanta ipocrisia dietro lo splendore dell’alta società e dietro l’apparente perbenismo bigotto della media borghesia…

 

Devi avere un sogno per svegliarti la mattina. (Samuel “Billy” Wilder).

 

E così, da quando il sogno era diventato realtà, tutte le mattine Maddalena attraversava fiera, su un paio di scarpe dal tacco altissimo, la piazza della chiesa.  Arrivava davanti alla serranda del  bar e, con una forza da uomo, la tirava su. Entrava e, prima ancora di accendere le luci, faceva partire la macchina del caffè espresso, per poter servire i primi avventori che sarebbero sopraggiunti da lì a poco.

Il suo era il bar più bello di quella piccola cittadina di provincia. Un bar dove si potevano sentire a loro agio sia gli operai che passavano di lì dopo aver terminato il turno, sia le signore impellicciate accompagnate dai loro mariti dopo la messa della domenica. Maddalena poi, nel suo bar pieno di specchi e lampadari, vendeva di tutto: cacao in polvere, lievito, vaniglia, cannella, latte, miscela di caffè macinato… e al bancone si poteva scorgere la casalinga in ciabatte e grembiule accanto al bancario vestito di tutto punto.

 

Osa vivere la vita che hai sognato. Vai avanti e realizza i tuoi sogni. (Ralph Waldo Emerson)

 

Aveva cominciato a gestire il bar il 1° gennaio 1955, con una festa inaugurale in cui erano stati invitati il sindaco, il Comandante dei Vigili urbani, il Maresciallo dei Carabinieri e persino il Parroco Don Doroteo.

Gestire il bar… Già, perché non era suo, era di due fratelli notai di Torino, tali Ugo e Paride Levi. E il giorno dell’inaugurazione, il notaio Ugo Levi c’era eccome, e aveva elargito baci, abbracci e sorrisi a Maddalena, tanto che a tutti i presenti era stato fin troppo chiaro: Maddalena era sicuramente l’amante del notaio… che si sa… chi ha i soldi può permettersi moglie e concubina, basta tenere ben separate le cose… o meglio, le signore… e il notaio aveva relegato Maddalena in provincia, con un bel bar da gestire che, da quel giorno, aveva preso il nome di “Caffè dei sogni” ma che fino a pochi mesi prima della ristrutturazione si chiamava “Bar Centrale” perché era situato proprio al centro del centro storico e più che un bar era quella che in piemontese si definisce una “piola”, una trattoria di terz’ordine.

L’altro fratello notaio, quello più giovane e dal nome “strano”, Paride, invece non s’era mai visto, né il giorno dell’inaugurazione né dopo… Ma si diceva che fosse un po’ svitato, come lo sono a volte i ricchi… Pare avesse abbandonato lo studio notarile, che era già stato del padre e del nonno, e si fosse messo in viaggio per realizzare il suo sogno: fare giro del mondo in ottanta giorni, come il personaggio nato dalla penna di Jules Verne… Mah! Del resto, non per essere ripetitivi, ma chi ha i soldi…

I ben informati, pur senza averlo mai conosciuto, affermavano che, a differenza del fratello maggiore, fosse un uomo di una bellezza fuori dal comune…  E vuoi vedere che, tra una tappa e l’altra di questo “famoso” giro del mondo, Maddalena trastullava pure lui?

Perché su una cosa tutti erano d’accordo: Maddalena era bellissima. Sì, il volto molto truccato, i capelli ossigenati, le unghie lunghissime laccate di rosso scarlatto… insomma, non una di quelle bellezze della porta accanto ma, con il bar… e che bar!… be’, era normale che fosse così vistosa, no? E che fisico! Alta più delle altre donne (pareva una di quelle indossatrici che si vedevano sulle riviste di moda… peccato per quei piedi non proprio da Cenerentola… un 39… forse un 40?… ma così alta ci stavano…), con un seno prosperoso e due fianchi da far perdere la ragione anche a un vescovo… E infatti… il primo avventore del bar, la mattina, guarda un po’, era sempre don Doroteo che, diceva, senza un caffè bollente di Maddalena (e senza un’occhiatina al suo seno che faceva capolino dalla camicetta stretta stretta, insinuavano i più maliziosi) lui non sarebbe riuscito a svegliarsi per celebrare la prima messa della giornata.

Gli uomini la sognavano, le donne la invidiavano e cercavano di imitarla nell’acconciatura e nell’abbigliamento… anche se nessuno l’aveva mai vista da una delle parrucchiere della città e neppure nelle sartorie… Ma del resto una gran signora (signorina, pardon) come Maddalena, chiaro che si servisse nei negozi di Torino… però le sorelle “Fernet”, soprannominate così per il loro “vizietto” coi liquorini, erano riuscite a copiarle un abito, non solo nel modello ma persino nella stoffa, un taffetà costosissimo che vestiva come una regina.

Che Maddalena fosse una gran signora era palese persino nel suo modo di parlare… un italiano perfetto, con tante parole “nuove” che pure le madame impellicciate non conoscevano… e lo faceva con quella sua voce profonda, quasi maschile ma molto sensuale. Il Maestro Adelchi Barba, che in gioventù aveva calcato i palcoscenici minori come baritono e in vecchiaia era diventato il direttore della banda musicale, diceva che Maddalena aveva una potente voce da contralto, un timbro interessantissimo, soprattutto per quella musica moderna che stava andando per la maggiore tra i giovani… per esempio aveva la stessa voce di una certa Ilvia Maria Biolcati che quell’anno aveva vinto un concorso per voci nuove addirittura in radio…

Da sola, Maddalena nel bar faceva tutto: stava dietro al bancone, serviva ai tavoli, preparava le torte… da mattina fino a sera, sempre con il sorriso sulle labbra, mai un capello fuori posto, una sbavatura di rossetto o una calza leggermente smagliata. Una volta aveva persino sedato un inizio di rissa tra due avventori: un ceffone a uno e un ceffone all’altro… e, quando erano intervenuti i Carabinieri chiamati da un passante, al Maresciallo Maddalena aveva detto: «Siete arrivati tardi, ho già risolto: aspettavo voi…».

 

Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso. (Nelson Mandela).

 

Poi, alle nove di sera, Maddalena tirava giù la saracinesca per avviarsi verso casa sempre su quei tacchi altissimi, stanca ma felice per non essersi arresa e aver fatto di tutto per realizzare il suo sogno.

Una volta a casa, Maddalena cominciava a svestirsi… via la parrucca… via le scarpe fatte su misura… che con un 43 vai a trovare una calzatura da signora e col tacco alto… via le calze di seta… via il vestito… via… via il seno finto, cucito dalle abili mani dalle lavoranti di una sartoria teatrale… e via il trucco pesante che già, a sera, lasciava intravedere un sottilissimo filo di quella barba che era stata scrupolosamente rasata al mattino…

Maddalena, all’anagrafe Paride Levi, si preparava così per andare a dormire… Puntava la sveglia sul comodino alle sei della mattina successiva… che la sua “vestizione” bisognava di tempo.

 

Fai dei bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono di più. (Massimo Gramellini)

 

Se non ci avesse pensato suo fratello Ugo, quando l’aveva vista danzare con una gonna indossata sopra ai calzoni e i belletti di mamma a imbrattare quel viso sognante e al contempo tristissimo…

«Tu hai bisogno di realizzare il tuo sogno per poter essere finalmente felice!», le aveva detto Ugo piombandole alle spalle. E lei si era vergognata, così conciata… Ma poi aveva visto gli occhi di suo fratello e aveva capito: Ugo sapeva tutto già da tanto tempo… aveva intuito il suo sogno e ora le stava tendendo una mano per aiutarla a realizzarlo.

Paride ne era convinto: se suo fratello non avesse avuto l’idea di raccontare a tutti la frottola del giro del mondo e poi non avesse acquistato quel bar in provincia, lontano da occhi indiscreti, per fare in modo che Maddalena potesse finalmente essere se stessa… lui sarebbe finito in un manicomio… magari “curato” con l’elettrochoc…

E invece tutto era andato bene, era ormai un lustro che Maddalena viveva il suo sogno… e il bar andava a gonfie vele. E soprattutto nessuno aveva mai “sospettato” nulla… Ugo poi aveva superato se stesso il giorno dell’inaugurazione del locale, quando le aveva mandato baci e occhiate piene di significato e tutti avevano creduto che i due fossero amanti…

Oh, se l’era immaginato Ugo, una volta finita la festa, ridere da solo a crepapelle per quella pantomima… per averla data a bere a tutti quei mammalucchi che guardavano Maddalena pieni di trasgressivi e inconfessabili sogni e poi guardavano lui vomitando invidia nel crederlo l’amante della bella barista…

Ma quella sera Ugo, oltre alle risate… si era sentito la persona più felice del mondo perché aveva aiutato suo fratello… sua sorella… a realizzare il suo sogno!

 

Fai della tua vita un sogno, e di un sogno una realtà. (Antoine de Saint-Exupéry)

 

 

 

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