SEGRATE
IL MUSEO DI CASCINA OVI CUSTODISCE LA STORIA CITTADINA, INIZIATA SECOLI FA …

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Segrate è una città ricca di storia, una storia che comincia secoli e secoli fa, ed esiste in città un luogo dove è possibile rivivere questa lunga vita, attraverso testimonianze anche multimediali. Questo posto è il M.OVI,  Museo di Cascina Ovi, che si trova nell’omonima cascina in via Olgia riqualificata e diventata anche sede di mostre e convegni. Una visita al Museo (aperto dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30, e il giovedì e venerdì anche dalle 15.00 alle 18.00), è un’idea originale per conoscere le origini della propria città, riscoprire la cascina che lo ospita e trascorrere un bel pomeriggio con la famiglia.

Nel frattempo, qualche accenno della storia segratese proviamo a darvelo noi, tutto da integrare con i racconti dei nonni, degli anni del paese, e del materiale messo a disposizione nell’archivio storico segratese del M.OVI, che racchiude duecento anni di storia locale.

Alle origini del nome… 
Riguardo al nome della città, sono state avanzate nel tempo diverse ipotesi. Alcuni pensano derivi dal nome proprio di un antico proprietario di terreni della zona, Scurus, al quale è stato aggiunto come in tanti paesi della zona il suffisso –ate. Qualcuno pensa derivi dal termine securus, che significa luogo tranquillo e sicuro. Infine altri credono che Segrate derivi dal sostantivo segalis oppure dal verbo secare, legando così il nome della città alla coltivazione della segale o al taglio del fieno. L’ultima di queste tre interpretazioni parrebbe la più corretta. La testimonianza più antica legata alla città di Segrate infatti, si trova in una raccolta di atti pubblici e privati dell’830 c.C., il Codex Diplomaticus Longobardiae. Il testo, redatto nel Monastero di Sant’Ambrogio, fa riferimento ad uno scambio di terreni e tra i vari personaggi che partecipano alla contrattazione è citato un certo Giovanni di Rovagnasco, che può essere così considerato il più antico abitante di Segrate di cui si ha memoria.

Già nel Medioevo diventò un punto di riferimento per tutti i paesi circostanti, in quanto sede di una Pieve, una chiesa battesimale, importante centro religioso cristiano. La rilevanza di questo centro cittadino fu quindi sancita dal sorgere della Pieve di Santo Stefano, che si trovava probabilmente nel luogo dove oggi si trova l’omonima chiesa e la cui importanza ricordata nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” redatto da Goffredo da Bussero, che indicava altre due chiese in città, quella di Sant’Agata e di San Giovanni Apostolo.

Ma come mai tutti questi quartieri ?
È interessante vedere, al di là della forte influenza che ha avuto sulle vicende segratesi la vicina Milano, come nei secoli successivi si siano uniti fra loro i territori che formano la Segrate di oggi, cioè i vari quartieri. Dopo essere stata parte del Ducato di Milano nel XII secolo e poi del feudo di Melzo dei Principi Trivulzio, Segrate giunse sotto il dominio del re di Spagna Carlo II nel 1679. La Camera Ducale divise quindi il dominio del re in feudi, dando vita al Feudo di Segrate, che comprendeva Bettolino Freddo, Cassina Gallarana, Novegro, Olgia Vecchia, Olgetta, Olgettina e Cassina Pessina.

Segrate come la conosciamo oggi si presentava nel Settecento divisa in feudi diversi, con Rovagnasco e Redecesio a sé e San Felice e Tregarezzo parte del feudo di Pantigliate. Bisogna aspettare il periodo napoleonico per avere la fusione di questi territori e la creazione di tre Comuni distinti, Segrate, Rovagnasco e Novegro, e infine il 1869 per l’unificazione sotto l’unico territorio di Segrate, con l’estensione territoriale di oggi.

Il Novecento segratese è stato fondamentale per lo sviluppo e la crescita della città che conosciamo oggi, a partire dalla fine degli anni ’20 con la creazione dell’Idroscalo, e a seguire la costruzione dell’aeroporto di Linate e la nascita delle storiche aziende del territorio, come la Mondadori, l’IBM Italia e l’ospedale San Raffaele. Nel 1925 comincia la costruzione del quartiere Lavanderie, ad opera di una cooperativa di lavandai milanesi; il Villaggio Ambrosiano è di poco precedente agli anni ’60 e successivamente scomparvero molte grandi cascine, che lasciarono posto ai quartieri residenziali San Felice e Milano 2.