Cosa può venire fuori di buono da una terremoto che spazza via con un boato migliaia di vite ? Ne esce il coraggio di chi decide di restare nei luoghi dilaniati per portare le sue competenze e metterle a servizio di chi altrimenti non avrebbe alternative per sopravvivere. E questa è la scelta che come tanti ricordano, fece Annalisa Fioretti, alpinista e medico carugatese che, rimasta bloccata nel sisma che sconvolse il Nepal durante l’Aprile scorso (qui), decise di non tornare subito a casa dalla sua famiglia, ma di restare, come medico, e prestare soccorso.
Annalisa e il Premio Marcello Meroni
Una scelta istintiva che non stava facendo i conti con tutte le questioni che da casa, al caldo, molti si ponevano. Una scelta che in quel momento ha fatto i conti
L’ Ambrogio D’Oro e il premio Panathlon Sport International Club
Un riconoscimento di prestigio il Premio Meroni, che si aggiunge alla candidatura dell’alpinista carugatese per l’assegnazione dell’ Ambrogio D’Oro, la cui ufficializzazione sarà solo nei primi di dicembre. Intanto ci ha pensato il Panathlon International Club di Bergamo, associazione non governativa e senza fini di lucro che promuove i valori dello sport, a riconoscere ad Annalisa un altro premio questa volta per una spedizione del 2013 sul Kanchenjunga (la cima più alta dell’India con 8586m), quando senza ossigeno riuscì a portare in salvo al campo base quattro persone in difficoltà.
Da sempre montagna e soccorso
Il soccorso, la montagna. Queste due facce della stessa medaglia sono un connubio che anche a ritroso nel tempo si ritrova nelle esperienze alpinistiche di Annalisa, sin dal 2011, quando partecipò a due soccorsi sul Gashernrum II (tra Pakistan e Cina) nei quali portò in salvo un pakistano colpito da edema polmonare d’alta quota e un inglese caduto in un crepaccio. In tutto questo nessuno dimentica poi la bella storia di Sakina (qui e qui), una bimba pakistana conosciuta durante una spedizione sul Gashernrum I, che aveva una cardiopatia congenita e che la pneumologa carugatese riuscì a portare in Italia per una delicata operazione, grazie ad una cordata di solidarietà.
L’invenzione di una nuova impresa solidale: Torvagando
E la solidarietà è al centro del nuovo progetto che la Fioretti sta costruendo giorno dopo giorno con il compagno di cordata Giampiero Todesco. Si chiama “torvagando” e ha il sapore di una doppia sfida. “In sostanza si tratta di voler raccogliere dei fondi per consentire a 20 orfani nepalesi di avviare un percorso di studi di sette anni, sino al termine della scuola secondaria dunque -ha spiegato Annalisa- e questa idea ambiziosa si coniuga con il progetto alpinista di scalare le torri di roccia naturali più belle d’Europa, chiudendo in Pakistan. E’ un pretesto anche per tenere alta l’attenzione su questo paese che altrimenti verrebbe abbandonato a sé stesso”. I fondi ricavati dall’incredibile iniziativa pensata dalla carugatese, che sarà seguita dal portale Planet Mountain, serviranno per gli studi di questi venti giovanissimi tra gli 11 e i 18 anni, ma anche per la costruzione della scuola e per l’accoglienza in una casa famiglia che li ospiti durante il percorso formativo, che avrà un costo di circa 14.500 euro a testa.
“Insomma è un momento intenso, dove arrivano premi e riconoscimenti che non mi aspettavo soprattutto da persone che nemmeno conosco, o che ho solo conosciuto ad alcune serate pre presentare il mio libro (qui) -ha concluso Annalisa- Questa è la cosa che mi lascia perplessa a volte, il come persone lontane dalla tua vita, riescano a comprendere immediatamente il senso che metti in quello che fai e ne restino colpite; cosa che non accade ad esempio con persone che magari conosci da sempre”.
“Nemo profeta in patria” dicevano i latini, ma nonostante questo, l’appoggio di chi conta davvero Annalisa ce l’ha, e ora vedremo come proseguirà e fin dove si spingerà la scalata solidale per sostenere una popolazione che ancora ieri, 19 novembre, è stata scossa da una terremoto di 5.3 gradi. A riguardo Annalisa ha scritto: “Continuare a parlarne significa non dimenticare!!! rimboccarsi le maniche vuol dire scegliere di metterci la faccia e andare avanti oltre pregiudizi, malelingue e invidie”.