RAGAZZI FUORI DAL COMUNE
DAVIDE SALVI, 23 ANNI, DA GIORNALISTA IN MARTESANA A CARDIFF

categories="13381,12868,6030,12964,9217,13794,12762,12863,12742,12741,12743,12862,12744,12746,12745,12747,12748,12865,12866,12799,12749,12763,12750,12864,12751,12867,12752,6546,16899,12965,6542,3,12980,210,17281,17282,17283,17284,12962,6126,13798,12981,287,1,12966,12961,12976,2916,5857,9608,12505,14138,14139,13781,6544,13496,7153,6534,5184,12977,6031,9215,6523,10994,6522,1545,6421,10995,10993,13198,361,13290,12821,12800,6062,8672,16701,16702,16703,6,5856,12959,9216,9218,27,101,14566,13209,6511,12963,12816,427" random="1" limit="1"]

Questa Domenica per l’appuntamento settimanale con i “Ragazzi fuori dal comune” abbiamo fatto due chiacchiere con una vecchia conoscenza del nostro quotidiano. Ventitreenne, ha sempre vissuto a Rho ma la sua storia è molto legata alla Martesana perché di essa ha scritto per molto tempo: ricorda ancora con emozione le esperienze giornalistiche fatte sul territorio, per esempio i “caffè col candidato” delle scorse elezioni amministrative.

Per Davide Salvi il 18 Settembre scorso però ha segnato un punto di svolta: chiuso un capitolo della sua vita dopo la sua laurea in scienze politiche alla Statale di Milano, è partito per Cardiff, la città del Galles dove adesso vive e frequenta un master di giornalismo.

Prima di lasciare l’Italia aveva anche fatto un’esperienza politica durata qualche mese come consigliere comunale nella sua città. “Poi però ho capito che la politica non può essere una professione e ho deciso di andare all’estero per poter fare scelte diverse. Ho inviato tante domande per trovare un master, e infine ho scelto questo a indirizzo economico a Cardiff. È molto stimolante perché si fa pratica sul campo”.

I master in giornalismo esistono anche in Italia, perché la scelta di partire?
Gli strumenti che possono fornire i due giornalismi sono gli stessi. Però il giornalismo anglosassone è più pungente, diciamo meno da salotto. Il master in Italia oltretutto è piuttosto selettivo, all’estero ci sono molte più possibilità in particolare per i ragazzi giovani: c’è una grande opportunità lavorativa come free lance, mentre in Italia pare essere l’ultimo scalino della scala gerarchica. Puoi avere contatti con diverse riviste e redazioni, è un mondo più variegato. Ho realmente l’occasione di fare quello che mi piace e anche se l’anno prossimo mi dovessi ritrovare a lavorare da McDonald sarei soddisfatto di quello che ho fatto”.

Com’è vista la multiculturalità dal punto di vista di un giornalista straniero?
Qui sono a contatto con persone di ogni origine. Basti pensare che nel mio corso su un totale di 81 persone ci sono 31 nazionalità diverse. Ovviamente ci sono tantissimi cinesi, ma a pensarci bene è proporzionato con quella che è la popolazione mondiale. Mi è capitato di intervistare persone appartenenti all’UKIP (Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, ndr). Loro hanno le loro roccaforti elettorali, per lo più di bianchi di una certa età della lower class. Secondo me alle elezioni del prossimo 7 maggio non avranno grande successo, nelle grandi città non hanno seguito. Cameron, conservatore, ha perso dei punti a destra a causa loro, per questo i temi razziali e migratori sono tornati tanto attuali. Si parla di un referendum sull’uscita dall’UE per il 2017 o di porre un limite all’immigrazione di stranieri, attraverso dei discrimini di tipo lavorativo per esempio”.

E come reagisce la stampa a queste discussioni? “Su questo la stampa si divide. Qui è varia, c’è stampa di destra, liberal, e poi la BBC che è considerata l’ago della bilancia. Mentre qualcuno disegna scenari apocalittici legati all’immigrazione, altri riportano il tutto in modo più obiettivo”.

Ci sono delle differenze di fondo tra la stampa anglosassone e quella italiana. “La stampa italiana ha i suoi punti di forza. Dal mio punto di vista soffre però un vizio di appartenenza politica. Una cosa che ci hanno insegnato il primo giorno di lezione è che è normale che ogni giornalista abbia le sue idee politiche. Ciò che è necessario fare è essere “fair”, cioè giusto. In Italia manca questa “fairness”, che non è tanto una questione di qualità, quanto di un distacco dalle vicende politiche nel formulare un giudizio giornalistico”.

Per quanto riguarda i temi che negli ultimi mesi hanno avuto rilievo internazionale, sono diverse le priorità di Italia e Regno Unito. “Uno dei problemi più gravi al momento è la questione dei “foreign fighters”, i giovani che partono per arruolarsi nelle file dell’ISIS. Sono ragazzi di 20 anni o poco più, cresciuti in una cultura occidentalizzata, che partono per combattere oppure addestrarsi per poi tornare e commettere atti di terrorismo. La vera domanda che la gente si pone qui non è quando l’ISIS arriverà, ma come bloccare questa emorragia. Oltretutto il Regno Unito è sotto i riflettori da molto per quanto riguarda il terrorismo, basti pensare agli attentati del 2005. Non sarò un tecnico della Farnesina, ma è chiaro che ci sono rischi un po’ ovunque, anche se magari di tipo diverso. In generale poi c’è un problema di “fact checking”: tutta la vicenda di brutalità e distruzione ad un certo punto appare anche fin troppo romanzata”.

Prima di ritornare Davide ha intenzione di farsi le ossa nel campo. “Ritornare? Non immediatamente, anche se intendo ancora trascorrere parte della mia vita in Italia. L’anno prossimo, finito il master, vorrei cominciare a lavorare qui, fare esperienza e crescere professionalmente”.

1513722_10205595428993452_833578025829981876_n